sabato 30 marzo 2013

Domenico Losurdo sul Dalai Lama e il Tibet Lamaista


E' giunto il momento di fermare la manipolazione dei tibetani



Huang Jin, Chen Lidan

E' giunto il momento di fermare la manipolazione dei tibetani28 marzo 2013, Xinhua

Per il 14esimo Dalai Lama e i suoi seguaci, il tentativo più insensato, disumano di costringere il governo cinese al compromesso attraverso la manipolazione dei loro compagni tibetani.

La cospirazione è stata dichiarata mercoledì da una rappresentativa del Dalai Lama, dopo mesi di apatia di fronte alla valanga di autoimmolazioni che hanno ucciso o ferito dozzine di tibetani negli ultimi due anni.

Lobsang Nyandak, il rappresentante del Dalai Lama presso gli americani, ha sostenuto che, le autoimmolazioni erano mirate a obbligare le autorità cinesi a coinvolgere "i rappresentanti di Sua Santità in modo molto positivo".

Non ha chiarito cosa significasse il "modo positivo", ne quali risultati si attendesse.

Il suo discorso, riguardante "l'indipendenza del Tibet" tenuto a Washington mercoledì, era pieno di cliches e del solito gergo che accusa il governo cinese di "repressione" in Tibet, richiamando l'attenzione internazionale a prodigare la questione tibetana, come il Dalai Lama ha fatto in ogni occasione possibile.

Come se dovesse istigare molti altri suicidi, Lobsang Nyandak ha detto che "la maggioranza del popolo tibetano in Tibet e all'estero ha grande ammirazione, rispetto per gli autoimmolatori".

Non possiamo dire come un uomo fuori dalla Cina e dal Tibet sia capace di giudicare l'atteggiamento tibetano con certezza, ma le sue parole mostrano altre prove che gli autoimmolatori sono stati presumibilmente manipolati a "grande impresa", con la promessa da favola di una "terra indipendente".

La nostra compassione va a quegli innocenti tibetani che sono stati usati, morti nella completa agonia, completamente ignoranti degli affari sporchi e delle lotte crudeli per il potere che li hanno portati alla morte.

Il Dalai Lama e i suoi seguaci che, secondo quanto si dice, avrebbero desiderato in Tibet la "libertà e la felicità", non hanno mai abbandonato la loro pretesa di "indipendenza" e hanno fatto ogni tentativo per separare la Regione Autonoma e le altre comunità tibetane in Cina.

Con queste motivazioni in mente, non hanno mai esitato a sacrificare gli interessi e le stesse vite dei loro compagni tibetani.

Dal 2009, più di 100 tibetani sono stati convinti a darsi fuoco.

Ma il Dalai Lama e i suoi seguaci non hanno avuto pietà per i morti e i feriti.

Lo scorso anno, in una di queste occasioni, alla domanda di un giornalista che chiedeva se i monaci dovessero interrompere le autoimmolazioni, il Dalai Lama ha risposto bruscamente dicendo di non voler dare "Nessuna risposta".

Anzichè denunciare e chiedere la fine degli atti suicidi che deviano dai principi del Buddismo, il Dalai Lama ha ripetutamente elogiato il "coraggio" degli autoimmolatori.

I suoi atti non sono soprendenti. Durante il regno del Dalai Lama nel vecchioTibet, la vita dei tibetani ordinari era poco considerata o comunque senza alcun valore.

Secondo quanto si dice, da quando lasciò la Cina nel 1959, il monaco ha lottato per i diritti e gli interessi dei tibetani. Queste affermazioni, comunque, hanno solo lo scopo di placare i buddisti tibetani devoti che ancora credono in lui e per persuadere i suoi protettori occidentali ad appoggiare il suo movimento di "indipendenza del Tibet", che ha l'obiettivo di separare il Tibet dalla Cina.

Il monaco e i suoi seguaci in esilio, in gran parte ex aristocratici, sognano ancora di restaurare il vecchio ordine politico e sociale del Tibet, un'oscura, medievale società caratterizzata dalla teocrazia.

Il vecchio Tibet era un paradiso per le classi dominanti, ma un inferno per la gente comune. Le pretese dei separatisti sono contro il corso della storia e corso la volontà del popolo tibetano.

Giovedì segna il 54esimo anniversario dell'emancipazione dei servi tibetani. E' anche chiamato la quinta "Giornata di Emancipazione dei Servi", un'evento celebrato nella regione dell'altopiano.

Il 28 marzo fu scelto nel 2009 per commemorare le riforme democratiche del Tibet del 1959, che misero fine al feudalesimo e liberarono un milione di servi Tibetani, il 90% della popolazione della regione.

Alcuni ex schiavi sono vivi ancora oggi.

Nyima è una di questi. A 73 anni, ha una buona aspettativa di salute eccetto il dolore costante alle sue gambe. Questo problema, ha detto, è il risultato dei reumatismi inflitti quando era forzata a lavorare per molte ore per i padroni di servi della gleba, al freddo pungente e senza cibo adeguato.

I tibetani qualunque come Nyma, sono ancora inseguiti dagli incubi della loro infanzia.

E' giunta l'ora che il Dalai Lama e i suoi seguaci smettano di manipolare i tibetani, dato che le loro pretese separatiste sono contro il volere di questo popolo.

Traduzione dall'inglese di Andrea Parti

L’ “Indipendenza del Tibet”: lo scopo dell’istigazione all’auto-immolazione

Dalla rivista online Stato e Potenza:
http://www.statopotenza.eu/6600/lindipendenza-del-tibet-lo-scopo-dellistigazione-allauto-immolazione

L’ “Indipendenza del Tibet”: lo scopo dell’istigazione all’auto-immolazione
 
Nel 1959, la cricca del Dalai Lama fuggì all’estero dopo il fallimento della ribellione armata in Tibet. Da allora, in cinque decenni, la cricca del Dalai Lama ha commesso una serie di crimini violenti tra cui vessare i confini cinesi, complottare disordini a Lhasa e fomentare i tumulti “14 marzo” del 2008 che hanno incluso pestaggi, distruzione di proprietà, saccheggi e incendi dolosi. L’obiettivo è sempre stato “l’indipendenza del Tibet”.
Negli ultimi anni, attraverso la cospirazione delle auto-immolazioni, la cricca del Dalai Lama ha accumulato il suo “cattivo karma” e lo intende utilizzare come un mezzo per “trattare” con il governo centrale cinese. Da quando l’auto-immolazione è iniziata, la cricca del Dalai Lama ha più volte fatto dichiarazioni pretendendo spregiudicatamente che “i leader comunisti cinesi riprendano i negoziati pacifici con il cosiddetto governo tibetano in esilio e risolvano i problemi legati al Tibet“. Il capo di questo governo illegale ha pubblicamente espresso la sua speranza che “la primavera araba innescata da auto-immolazioni a Tunisi” si sarebbe vista anche in Cina.
Le intenzioni della cricca del Dalai Lama sono: in primo luogo, fare pressione sul governo cinese affinché accetti il dialogo con il cosiddetto “governo tibetano in esilio” e riconosca politicamente questa organizzazione separatista, in secondo luogo, di realizzare un “alto grado di autonomia nel Grande Tibet” attraverso la negoziazione. Il “Tibetan Youth Congress” ha apertamente affermato che “un Tibet completamente indipendente è la risoluzione finale all’auto-immolazione“. Quando i capi del governo illegale sono entrati in carica, hanno pubblicamente annunciato che “l’indipendenza del Tibet è un obiettivo in linea di principio, mentre “l’autonomia del Tibet ” è un obiettivo realistico“. Il loro obiettivo politico dietro il complotto dell’auto-immolazione non poteva essere più chiaro.
Come il quotidiano tedesco Die Tageszeitung sottolinea, le auto-immolazioni del popolo tibetano non hanno nulla a che fare con la religione. L’auto-immolazione è diventata uno strumento di contrattazione per il Dalai Lama e il “governo in esilio” per fare pressione sul governo cinese per i propri interessi politici. Tuttavia, in ogni momento e in tutto il mondo, nessun gruppo politico è mai riuscito a raggiungere i propri obiettivi politici inducendo con l’inganno gli altri a bruciarsi. Le pratiche inumane del Dalai Lama non potranno mai minare l’unità, la forza e il sempre crescente status internazionale della Cina.
E’ evidente che la cricca del Dalai Lama è alla disperazione. La sua unica strategia è quella di uccidere più tibetani, nonostante la ripugnanza che questo ispira in tutto il mondo. Un “funzionario” del governo illegale ha scritto questi commenti sanguinosi sul sito web della cricca del Dalai Lama: “Se 100 mila tibetani si sacrificano, potremo presto godere della libertà.” “Sacrificare” una generazione non è sufficiente, la cricca cerca di raggiungere anche i bambini innocenti. Secondo un rapporto di Voice of America del 10 aprile 2012, una scuola istituita dalla cricca del Dalai Lama ha esposto delle foto di auto-immolazione e ha costretto i bambini a rendere omaggio agli auto-immolati. Quei bambini stavano in fila per salutare il corteo funebre per gli auto-immolati che si sono recati in India in esilio. Gli studenti hanno chiesto al loro insegnante: “Riusciremo a compiere quello che hanno fatto?
Come la risoluzione ONU 36/35/ dichiara: i bambini “devono crescere in uno spirito di comprensione, di tolleranza e di amicizia con tutti i popoli, in pace e fratellanza universale, rispetto della libertà di religione e le credenze degli altri“. Eppure, la cricca del Dalai Lama si sta adoperando per un’”educazione all’odio” e ad una “formazione all’auto-immolazione” tra i bambini. Tutto ciò rivela l’ipocrisia del Dalai Lama in materia di “pace” e “non-violenza”.
LiangJun, Yao Chun ChinaTibet 26 marzo 2013
Traduzione di SP
 

martedì 26 marzo 2013

Il Dalai Lama non potrà mai riprendere il potere nel vecchio Tibet



Il Dalai Lama non potrà mai riprendere il potere nel vecchio Tibet

Mirenda Wu (China Tibet Online), 20 marzo 2013

Il Dalai Lama ha espresso una volta la sua ragione di voler ripristinare "lo status libero e indipendente del Tibet" prima del 1959, quando la società feudale era sotto la servitù della gleba e il sistema teocratico.

Com'era il vecchio Tibet? Analizziamo alcuni interventi.

Il giornalista britannico Edmond Candler che entrò in Tibet 50 anni fa con gli invasori lo descrisse così: "A giudicare dal sistema di governo, religione o dal violento significato spirituale delle punizioni basato sul fuoco e sull'olio bollente, il popolo (tibetano) vive ancora in un'epoca medievale. Selvagge forme di tortura possono essere viste in ogni aspetto della vita quotidiana. Ho il coraggio di dire che l'oscurantismo qui, che va marcatamente contro la scienza, è certamente senza precedenti nella storia mondiale".

Il decimo Panchen Lama una volta dichiarò che:"La servitù della gleba nel vecchio Tibet fu più crudele e oscura che nell'Europa medievale".

Come è noto a tutti, in Tibet, prima del 1959 monaci di alto rango, aristocratici e nobili erano le classi superiori che dominavano la società; una società oscura e brutale in un mondo non civilizzato.

A quale "libertà tipica" il Dalai Lama vuole riferirsi? Quella delle classi superiori o degli ex servi della gleba?

Riesaminiamo il vecchio Tibet.

Politicamente, il Dalai Lama e i tre possidenti godevano della "libertà tipica", mentre la massa di servi e schiavi era classificata come la classe più bassa ai margini della società e senza alcun diritto politico. Il tibetologo americano Tom Grundfeld una volta disse: "Non ci sono prove per dimostrare che il Tibet fosse una società utopistica". Ad ogni modo, c'era invece abbondanza di fatti per dimostrare che il Tibet era una società crudele, feudale e schiavistica. Una quantità enorme di fatti storici, riportate da molti tibetologi come anche l'esperienza dei discendenti dei servi possono provare che il vecchio Tibet era un sistema feudale".

Le classi erano chiaramente stratificate nel vecchio Tibet: le classi al vertice erano i lama, a cui seguiva la nobiltà e i funzionari laici, mentre i servi e gli schiavi che costituivano il 95% della totale popolazione erano il rango più basso. Il governo locale o "Gaxag", la nobilità e i monasteri erano conosciuti come "i tre possidenti" che detenevano il potere. I servi e gli schiavi non erano eleggibili per nessuna questione politica.

E' chiaro che la "libertà tipica" a cui fa riferimento il Dalai Lama era quella di cui godevano i tre possidenti.

La cosidetta "libertà tipica" è solo un mantello per nascondere le malvage intenzioni del Dalai Lama, per cercare di distruggere lo stabile ordine sociale, realizzando il suo schema di "indipendenza del Tibet", riassumendo pieni poteri attraverso la servitù della gleba.

Esperti tibetani hanno sottolineato i profondi cambiamenti sociali che hanno avuto luogo in Tibet, indicando che le politiche cinesi nella regione sono state effettive e reali. Non ci sono ragioni per ripristinare il sistema, brutale e fuori dal tempo, del vecchio Tibet.

Non importa che l'aspettativa media di vita nella regioni si sia alzata dalla media di 35 anni e mezzo del 1951, quando la regione fu liberata, all'attuale di 67; o che la maggioranza dei tibetani abbia visto migliorare la propria vita anno dopo anno. Non importa che la città di Lhasa abbia avuto per la prima volta la costruzione di un sistema idrico; non importa che per la prima volta i tibetani abbiano inaugurato la loro prima autostrada. Quello che conta per queste persone è che la verità dell'attuale Tibet sia nascosta al mondo, così che la loro coltivata nostalgia per il passato non cada di fronte all'attuale realtà.

Quindi, il Dalai Lama e il cosiddetto "governo in esilio" non potranno mai avere l'appoggio del popolo tibetano, perchè la maggioranza di questa cricca era composta da crudeli, potenti schiavisti e lama che privarono la gente dei loro diritti e della loro felicità.

Una prova convincente è che possiamo ancora vedere le foto del Presidente Mao in molte case tibetane, mostrando la loro gratitudine a quello che li ha liberati dalla schiavitù, portandogli la libertà.

Possiamo dire che se il Dalai Lama e il suo "governo in esilio" vogliono avere successi nel loro sentiero separatista, dovrebbero riporre le loro speranza sul popolo cinese. Ad ogni modo, come potranno cambiare la volontà di salvaguardare la sovranità cinese sul Tibet?

Traduzione dall'inglese di Andrea Parti




domenica 17 marzo 2013

Il Tibet costruirà la prima banca genetica delle risorse ambientali



WangXin, Zhang Qian

Il Tibet costruirà la prima banca genetica delle risorse ambientali

Xinhua, 13 marzo 2013 – LHASA, La Regione Autonoma del sudovest della Cina inizierà la costruzione della sua prima banca genetica delle risorse ambientali nel corso di quest'anno; lo hanno dichiaratò le autorità regionali lo scorso mercoledì.

Secondo il dipartimento regionale di scienza e tecnologia, la banca aiuterà il Tibet a proteggere il patrimonio genetico ed assicurare la conservazione sostenibile.

La banca sarà usata per preservare i semi delle piante, come anche il DNA degli animali e dei microrganismi

La biodiversità del Tibet è abbondante, ma il suo ambiente è relativamente fragile, ha dichiarato Li Hui, un ricercatore dell'Istituto dell'Altopiano tibetano di ricerca sotto l'Accademia delle Scienze cinesi.

La banca aiuterà ad assicurare la continuità di alcune specie per i prossimi studi, come anche a fornire un aiuto nella ricerca dell'allevamento di quelle a rischio di estinzione.

Il Tibet ospita più di 9.600 specie di piante, incluse 855 che sono uniche al mondo. La regione ha anche 800 specie di vertebrati selvaggi, 123 delle quali sono protette.
Traduzione dall'inglese a cura di Andrea Parti

La "Diga delle tre gole" genererà energia nel 2013



LiangJun, Zhang Qian

La "Diga delle tre gole" genererà energia nel 2013

10 marzo 2013 (Xinhua)

LHASA, Le autorità hanno annunciato che il più grande sistema di controllo idrico della Regione Autonoma del Tibet inizi quest'anno a generare energia elettrica.

La costruzione del progetto della diga di Pondo, sul fiume Lhasa nella contea Lhunzub, procede come da programma, il suo primo gruppo elettrogeno inizierà le operazioni ad ottobre, lo ha riferito Qiu Zhixing, uno dei direttori del gruppo incaricato della costruzione dell'opera.

La costruzione soprannominata "Diga delle tre gole", dal massiccio progetto iniziato nel 2008 con un investimento di 4,57 miliardi di yuan (728 milioni di dollari). Dovrebbe essere completata nel 2016.
Composta da un serbatoio e da una centrale elettrica, una volta completato, il progetto è destinato annualmente a irrigare 43.520 ettari di terre coltivate e generare 599 milioni di kilowatt-ore.

Traduzione dall'inglese a cura di Andrea Parti






lunedì 11 marzo 2013

La storia della prima donna avvocato tibetana



La storia della prima donna avvocato tibetana

China Tibet Online, 8 marzo 2013

Yaho Chun, Zhang Qian

Yangjen è una donna avvoto tibetana. Ce ne sono altre 72 come lei, il 39,2% di tutti gli avvocati nell'intera regione autonoma del Tibet, 60 di loro hanno meno di 40 anni e, oltre il 95% di loro con diplomi di laurea dopo che furono adottate le riforme e la politica di apertura.

"In passato, noi tibetani consideravamo i contratti come un taboo," ha detto la prima donna avvocato del Tibet.

Con lo sviluppo economico e sociale del Tibet, la consapevolezza legale è cresciuta. Secondo Yangjen, sin dall'inizio degli anni '90, le cause civili ed economiche sono aumentate per le molte persone che hanno iniziato a risolvere le dispute nel quadro legale.

Ha anche ricordato che prima del 1951, lo status sociale delle donne era molto basso causa del sistema patrilineare. Subivano pregiudizi come i "contratti" in Tibet.

Allo stesso modo, lo status sociale delle donne le ha danneggiate anche nell'educazione. Se una donna era colta, era disprezzata. A quei tempi, il 95% delle donne era illetterato.

Nel 1951, la vita della madre di Yangjen cambiò, modificando anche la vita di sua figlia. Dopo che la prima scuola elementare di Chamdo fu stabilita in quello stesso anno, la madre di Yangjen ebbe l'opportunità di frequentare la scuola, entrando a far parte di uno dei suoi primi gruppi di studenti, dove iniziò a ricevere un'educazione formale imparando la grammatica e le rime dei poemi tibetani.

In seguito, la madre di Yangjen fu mandata all'Università delle Nazionalità tibetane a Xianyang, nel nordovest della provincia dello Shaanxi, dove continuò a lavorare dopo gli studi. Nel 1964, Yangjen nacque a Xianyang e si spostò a Lhasa all'età di tre anni insieme ai suoi genitori.

"I miei pari alla stessa età hanno iniziato tutti a lavorare dopo il diploma alla scuola media. Senza la perseveranza di mia madre, non sarei stata capace di andare alla scuola suoperiore e a frequentare l'Università di Scienze Politiche e Legge del Sudovest nel 1981 come studente onorato e uno dei soli cinque studenti tibetani della mia classe" ha dichiarato Yangjen.

"Come laureata di etnia tibetana, è mio dovere tornare a casa e fare la mia pare" ha aggiunto.

Nel 1985, Yanghen rifiutò tutte le offerte di lavoro e ritornò nella sua città natale sull'altopiano. E' l'anno in cui Yangjen lasciò il suo lavoro di funzionario pubblico e aprì il suo studio legale in Tibet, iniziando la sua carriera di 28 anni come primo avvocato della regione. Nel corso di questi anni, Yangjen e le altre donne avvocato hanno assistito allo sviluppo del sistema legale tibetano.

Da discendente di servi ad avvocato, Yangjen è un grande esempio del riscatto dello status sociale delle donne tibetane. Dal Piano di sviluppo delle donne nella regione autonoma tibetana (2011-2015) promulgato nel novembre del 2011, le donne al livello di base hanno lavorato duramente, dando importanti contributi al significativo sviluppo del Tibet guidato dalla Federazione delle Donne Tibetane.

Nel 2012, la Federazione delle donne ha destinato a tutti i livelli cinque milioni di yuan nella formazione delle donne delle aree urbane e rurali dell'intera regione, attraverso la creazione di corsi di formazione professionale come la tessitura, la tintoria, la cucina, la guida, la gestione domestica, la semina di ortaggi e molto altro. Un esteso gruppo di contadine e mandriane è stato fornito di competenze tecnologiche, abilità di management e di leadership per aiutare le fasce più povere. Ad esempio, tutte le 1274 donne hanno imparato le basi dei lavori domestici grazie a 18 classi di formazione.

"Voglio aiutare le mie compagne donne tibetane" Yangjen ha riportato il suo pensiero a decine di anni fa. E il suo ricordo è stato portato avanti dalle più giovani generazioni di donne.

Traduzione dall'inglese di Andrea Parti

lunedì 4 marzo 2013

"Guida all'autoimmolazione": la follia disperata della cricca del Dalai Lama


"Guida all'autoimmolazione": la follia disperata della cricca del Dalai Lama

"Self-immolation Guide": desperate insanity of the Dalai clique


Yi Duo
PECHINO, 1 Marzo (Xinhuanet) – Recentemente, la cricca del Dalai Lama ha pubblicato una "Guida all'autoimmolazione" su internet, incoraggiando apertamente i tibetani dentro ai confini cinesi ad "effettuare l'autoimmolazione secondo i piani e le procedure necessarie".

La "Guida all'autoimmolazione" dimostra un atteggiamento sobrio nel tramare e organizzare i crudeli gesti delle autoimmolazioni, le risalta tra le molte azioni di propaganda della cricca del Dalai Lama, perchè - tra tutte - è quella che è in grado di ottenere maggiore attenzione da parte dei riflettori.

Il libro è pubblicato col suo vero nome solo per il "governo tibetano in esilio", per evitare la pubblica condanna riguardo la manipolazione palese delle autoimmolazioni. L'autore delle "Istruzioni" è Lhamo Je, un "componente" per due mandati del "parlamento" della cricca del Dalai Lama; ancora adesso ricopre una posizione importante nel "sistema educativo".

La "Guida all'auotimmolazione" consiste in quattro parti. La prima è una mobilitazione ideologica che sostiene l'idea secondo cui gli autoimmolatori sono "grandi e onorevoli eroi senza paura"; "sia gli eroi che le eroine" devono essere pronti in qualsiasi momento a sacrificarsi per "la giusta causa".

La seconda parte da istruzioni dettagliate sulla "preparazione all'autoimmolazione", compreso " selezionare luoghi e date importanti", "registrare o scrivere le ultime volontà" e "chiedere a un paio di persone fidate di registrare video e scattare foto".

La terza parte introduce "gli slogan delle autoimmolazioni" e invita gli autoimmolatori a gridare "Tibet Libero, lasciate tornare il Dalai Lama in Tibet, rilasciate i prigionieri politici" e così via, chiedendo di stampare gli slogan su volantini da lanciare sul posto così da aumentare l'impatto visivo della scena.

La quarta parte illustra "altre attività non violente" come "gridare a gran voce gli slogan della campagna nelle scuole e in altri luoghi popolati", "fare discorsi pubblici", "raccogliere petizioni per il governo centrale" e sottolinea che "è davvero importante lanciare varie attività nei campi della politica, economia, religione e cultura".

Indipendemente dalla sua prospettiva, questa "Guida all'autoimmolazione" può essere considerata come "un notevole saggio", che equivale alla "confessione" che la cricca del Dalai Lama ha commesso il crimine di manipolare le autoimmolazioni.

Il capo del "governo tibetano in esilio" ha chiesto al governo cinese di mostrare le prove delle manipolazioni della cricca riguardo alle autoimmolazioni, "invitando" gruppi cinesi per andare a Dharamsala alla ricerca di tali elementi; loro stessi hanno reso pubbliche tali prove.

L'affidabilità di queste prove non sta solo nella fonte dello scrittore, un alto funzionario della cricca del Dalai Lama, ma anche nella conferma che ogni elemento del contenuto elenca quanto accaduto nelle autoimmolazioni precedenti.

Infatti, pressochè tutti i casi si sono verificati come la "Guida" aveva pianificato: qualcuno filmava la scena, qualcuno gridava slogan separatisti, incitando e radunando persone per evitare che il governo intraprendesse azioni di soccorso.

Alcune volte la cricca del Dalai Lama è persino stata capace di coprire tali pratiche con foto e video anche per decine di minuti.

Il contenuto delle "ultime volontà" gridate dagli autoimmolatori sono esattamente gli stessi della "Guida".

Lorang Konchok, dichiarato colpevole di omicidio volontario, ha agito su istruzioni della cricca del Dalai Lama, che aveva bisogno di lui per sfruttare il suo status, la sua influenza nel tempio, per incitare, istigare e costringere - con l'aiuto di suo nipote - altri a darsi fuoco.

Prima che le autoimmolazioni avvenissero, Lorang Konchok registrava le informazioni individuali e familiari dei prescelti, scattando foto. Una volta che il crimine era commesso, spediva immediatamente il materiale alla cricca del Dalai Lama attraverso un telefono cellulare.

La "Guida all'autoimmolazione" mira a "standardizzare e sistematizzare la pratica dell'autoimmolazione per crearne in futuro una sorta di catena di montaggio" e raggiungere il risultato "più efficiente" possibile.

La "Guida all'autoimmolazione" da anche uno schiaffo ad alcune forze occidentali. Per contenere e dividere la Cina, per molti anni queste forze hanno indicato il Dalai Lama come un modello di protesta "non violenta".

Dopo le autoimmolazioni, hanno completamente ignorato i fatti, negando i crimini commessi dalla cricca del Dalai Lama e indicando come causa di tali gesti la politica del governo cinese. Inoltre, hanno mostrato compassione e "preoccupazione" per i criminali condannati alla prigione dalle leggi cinesi per incoraggiare altri manipolatori.

La pubblicazione della "Guida all'autoimmolazione", che ammette apertamente il crimine della cricca del Dalai Lama di sostenere e pianificare le autoimmolazioni, le sue motivazioni politiche e i futuri piani di continue manipolazioni non hanno salvato la faccia dei suoi maestri occidentali.

Perchè la cricca del Dalai Lama pubblica "La guida alle autoimmolazioni" in questo momento? La ragione è che tra loro gli estremisti si sentono disperati.

Secondo il Sing Tao Daily canadese, il quattordicesimo Dalai Lama una volta istruì così i suoi seguaci: "Supponiamo di riporre alle armi per raggiungere i nostri obiettivi, abbiamo bisogno in primo luogo di fucili e munizioni, ma chi ce li venderà? Se trovassimo un venditore, dove troveremo i soldi? Anche se avessimo quei soldi e comprassimo quei fucili, come potrebbero essere trasportati in Cina attraverso il confine? La CIA una volta ci gettò dagli aerei i fucili per noi, ciò è avvenuto in passato e non succederà mai più".

Il quattordicesimo Dalai Lama imparò la lezione dai suoi fallimenti: cercare "l'indipendenza del Tibet" attraverso attività violente non funzionava ed era meglio adottare il Middle Way Approach, per ingannare il mondo e arrivare all'"indipendenza" indirettamente. Comunque, questo piano politico non ha fatto nessun progresso dalla sua nascita e perfino il canale di contatto con il governo centrale cinese fu bloccato dalla stessa cricca.

Finora lo schema di manipolare le autoimmolazioni è stato definito dalle loro menti malate come "più alta forma di protesta non violenta", tutto ciò sarà condannato. Tutto questo renderà alcuni estremisti ancora più impazienti, per questo hanno pubblicato la "Guida all'autoimmolazione", sperando che questo fuoco malvagio si spenga almeno con qualche "successo".

Un'altra ragione per la pubblicazione della "Guida all'autoimmolazione" è che i risultati di questi gesti non abbiano influenzato l'opinione pubblica internazionale come si aspettava la cricca del Dalai Lama. Magari alcune potenze occidentali che hanno sempre appoggiato la cricca del Dalai Lamanon non osano prendere il rischio di perdere reputazione politica o legittimità morale di sostenere le autoimmolazioni: un atto di violenza e di terrorismo pubblico.

In un'intervista al New York Times del 3 febbraio, il capo del "governo tibetano in esilio" si è lamentato del fatto che: "Se l'autoimmolazione in Tunisia è stato catalizzatore della Primavera Araba, perchè non abbiamo avuto lo stesso supporto della comunità internazionale?".

Un commento da Chinese News Net ha sottolineato che "le autoimmolazioni di tibetani hanno ricevuto raramente l'appoggio della comunità internazionale".

E' difficile immaginare come la comunità internazionale possa appoggiare atti così brutali e inumani. Il governo cinese non crea le condizioni per incoraggiare i tibetani a darsi fuoco.
Quindi non può essere condannato.

I paesi occidentali conoscono tutti il retroterra delle autoimmolazioni. Ci hanno rimesso la faccia a sufficenza non condannando il "governo tibetano in esilio".

La cricca del Dalai Lama ha provato a spingere sulle autoimmolazioni attraverso la pubblicazione di "Guida all'autoimmolazione" per elemosinare la compassione internazionale. Questo atto ha fatto riconoscere chiaramente alla comunità internazionale la ferocia, la follia della cricca esortando alcune potenze occidentali a trattenersi nel dargli sostegno.

La "Guida all'autoimmolazione" pubblicata in questo momento dalla cricca del Dalai Lama cerca di essere un ricatto politico contro il governo cinese, ma si è rivelato essere vano.

Se il piano di "indipendenza del Tibet" fallì nel 1959 attraverso lo scontro militare e la ribellione armata, come è possibile ottenerla incitando alcune povere persone a darsi fuoco?

Infatti, attraverso gli sforzi congiunti a tutti i livelli dei governi locali, la frequenza delle autoimmolazioni è stata frenata e la prova del ruolo del Dalai Lama nella manipolazione delle autoimmolazioni è stata resa chiara. Molti criminali, i cui atti sono detestati dalla gente del posto, sono stati consegnati alla giustizia.

Tutto ciò dimostra l'impopolarità della cricca del Dalai Lama in Cina e la popolarità del governo cinese. Il governo vincerà la battaglia contro le autoimmolazioni così come non si farà illusioni sulla cricca del Dalai Lama, non si aspetterà la gentilezza di alcune potenze occientali, ma manterrà la situazione sotto controllo sulla base dei nostri sforzi.

La fantasia della cricca del Dalai Lama secondo cui ogni autoimmolazione eserciterà una pressione sul governo cinese sarà altamente controproduttiva. Al contrario, ogni caso di autoimmolazione avvenuto è un sanguinoso crimine aggiuntivo che la cricca del Dalai Lama ha commesso sulla stessa etnia tibetana.

Voi, della cricca del Dalai Lama, compresi gli autori della "Guida all'autoimmolazione", sostenete ripetutamente che darsi fuoco è una forma di "protesta pacifica"; vi aspettate la stessa attenzione dei venditori in Tunisia? Allora, per favore, imparate dalla vostra guida quello per cui gli abitanti della rete sono chiamati a fare. Se non osate darvi fuoco, fermate la follia il prima possibile.

Luxun, un famoso scrittore cinese disse che chi rimane vivo non ha diritto di persuadere gli altri a morire. Quindi, fatelo prima voi se pensate che sia una buona idea.

Traduzione dall'inglese a cura di Andrea Parti